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TA 1675, II, Buch 2 (italienische Künstler), S. 196

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divenne in tal modo un eccellente disegnatore e nondimeno imparò poi così bene i colori ad olio e a fresco, e tutte le altre parti della pittura, che ben presto ne salì il pendio senza grande fatica, e rispettò a tal punto ogni grazia nei passi di maggior difficoltà, che raggiunse la più alta vetta della perfezione e divenne un giusto esempio e modello da seguire.

Quest’uomo eccellente trascorse la giovinezza in tal modo nella natia Bologna, e poi ancor più a Roma, e così il suo ultimo tempo, quando con l’onore anche il vantaggio di continuo cresceva: più passava il tempo più si impegnava ad operare con pazienza e senza fretta, e a migliorare i suoi dipinti. Trattava con tutti con gentilezza, modestia e virtù, tralasciava le compagnie inutili e rifletteva continuamente sulla sua arte; e ben rispettava la perfezione del nudo degli antichi, dal momento che anche Raffaello aveva seguito nel disegno la loro armonia. E poiché soprattutto Michelangelo da Caravaggio, come a suo luogo si è ricordato, nel dipingere osservava con somma precisione la naturalezza delle cose, e la rappresentava ad arte con eccellente armonia, ché fino ad allora proprio nessuno gli era pari in rilievo, modellato, o forza dei colori, ebbene non appena il nostro Guido lo vide, si applicò con la maggiore naturalezza in questo genere di pittura ed anche in ciò egli divenne ben presto perfetto, [Marginalia: Le opere] e realizzò poi molto di sua mano, specialmente il San Pietro penitente di Bologna, L’opera è di difficile identificazione, perché diversi sono gli esemplari reniani di busti di San Pietro pentito: S. Pepper 1984, p. 284 e sgg.Cecilia Mazzetti di Pietralata, 10/24/2011 il Marsia e Apollo a grandezza naturale, La menzione del formato delle figure “a grandezza naturale” distingue nel testo questo Apollo e Marsia da un secondo – sempre di Reni – citato poco più avanti, ed è anche la ragione per cui mi pare preferibile identificare il primo dipinto con il quadro ora a Toulouse (Pepper 1984 , cat. 64). Secondo tale ricostruzione nel quadro di Schleissheim – di dimensioni un poco inferiori – sarebbe ravvisabile invece il secondo Apollo e Marsia. La scorretta citazione di un simile dipinto presso il re d’Inghilterra da parte di Dézalier d’Argenville, Abrégé de la vie des plus fameux peintres… II, 1762, p. 109, citata da Pepper 1984, p. 245, ne conferma l’utilizzo della Teutsche Academie. Sandrart stesso dovette essere consapevole della confusione e dell’errore, per omettere il secondo Apollo e Marsia nell’edizione latina.Cecilia Mazzetti di Pietralata, 10/24/2011 alcune imprese di Ercole, Le Fatiche di Ercole, dipinti per il duca di Mantova, furono poi ceduti da questi nel 1627 a Carlo I d’Inghilterra. Si trovano oggi al Louvre.Cecilia Mazzetti di Pietralata, 10/24/2011 e allo stesso modo Tizio, con l’avvoltoio che gli divora il fegato, e Apollo che scortica Marsia, che si possono vedere nella galleria del palazzo del Re d’Inghilterra. Nondimeno egli fece anche Sant’Antonio e San Paolo Primo Eremita, un grande dipinto per il nostro mecenate principe Giustiniani a Roma, San Pietro e San Paolo primi eremiti nutriti dai corvi con la Vergine e il bambino in gloria, già a Berlino, Kaiser-Friedrich Museum, distrutto o disperso durante la seconda guerra mondiale. Pepper 1984, cat. 215, p. 292. Originariamente commissionato per la cappella di Monsignor Monterenzi nella chiesa di S.Francesco a Bologna, ma poi spedito a Roma perché le misure non si addicevano alla collocazione, secondo quanto riporta Malvasia. Menzionato in tutti gli inventari della collezione Giustiniani a partire dal 1638: Danesi Squarzina 2003, Inventari I, n. 149 p. 328. All’epoca di Sandrart si trovava nella stanza definita da Klemm “delle morti stoiche”, la “quinta stanza grande”, e per Danesi Squarzina 2001 pp. 34-35 diede l’avvio fondante all’allestimento della sala. I Giustiniani possedevano altre opere assegnate nell’inventario a Guido Reni, e non ancora identificate: si veda Danesi Squarzina 2003, passim.Cecilia Mazzetti di Pietralata, 10/24/2011 dal momento che aveva abitato alcuni anni nel suo palazzo; e dipinse ancora molte altre eccellenti opere, come la Santa Cecilia con l’organo con lo sguardo in alto, Roma, Chiesa di San Luigi dei Francesi, cappella Polet. Copia dalla Santa Cecilia di Raffaello, eseguita probabilmente per il cardinal Sfondrato, e solo successivamente da lui donata alla cappella Polet. Malvasia la cita come eseguita per il cardinal Facchinetti, che più probabilmente fornì a Reni le presentazioni presso Sfondrato: Pepper 1984, cat. 11, pp. 212–213.Cecilia Mazzetti di Pietralata, 10/24/2011 e in San Gregorio a Roma il Sant’Andrea condotto al martirio, Roma, Abbazia dei Santi Andrea e Gregorio Magno al Celio, Oratorio di Sant’Andrea; l’affresco è databile per via documentaria al 1609. Commendatario dell’abbazia dal 1607 e committente dell’intera impresa decorativa fu il cardinal Scipione Borghese.Cecilia Mazzetti di Pietralata, 10/24/2011 pubblicato anche in rame, Inciso da Carlo Cesi; seguiranno altre traduzioni in incisione, menzionate da Pepper 1984, cat. 32, p. 224.Cecilia Mazzetti di Pietralata, 10/24/2011 e che è uno dei lavori più grandi, tra i tanti suoi, opera meravigliosa ed eccellente. In precedenza, seguendo la sua prima maniera un po’ più debole nel colore, Bellori invece dice “il tutto di colorito forte e ben condotto”, ma racconta anche di un problema tecnico, di una pittura ad olio su una colla di polvere di mattoni e chiara d’uovo che provocò distacchi di colore. Guido la ritocca già nel 1632, ma i danni continuavano a prodursi.Cecilia Mazzetti di Pietralata, 10/24/2011 aveva eseguito a fresco, nel convento benedettino di San Michele in Bosco a Bologna, in un chiostro rotondo dove i Carracci avevano dipinto la maggior parte delle altre storie, un’opera eccellente, con i vassalli che portano doni a San Benedetto nel romitorio; Nel chiostro ottagonale di San Michele in Bosco Guido Reni dipinse un grande riquadro ad olio con San Benedetto che riceve i doni, dipinto perduto, ma conosciuto attraverso incisioni: Pepper 1984, cat. 15.Cecilia Mazzetti di Pietralata, 10/24/2011 lasciò inoltre molte altre mezze figure di santi e soggetti profani.

und dardurch so ein fürtreflicher Zeichner worden/ worauf er auch nachmalen nicht weniger die Farben mit Oel und auf nassen Kalk/ samt all übrigen Theilen der Mahl-Kunst/ so sein ergriffen/ daß er den Berg dieser Kunst sonder grosse Mühe gar bald erstiegen/ und dermassen in den schwäresten Theilen alle Zierde/ Holdseligkeit und gratia Sandrart ergänzt das italienische Wort (das er nicht mit Grazie übersetzt) durch zwei deutsche Entsprechungen. Damit wird diese, ursprünglich der Rhetorik entlehnte, Qualität als kunsttheoretische Kategorie gekennzeichnet. Die Darstellung bzw. der Eindruck von Grazie gilt als besonders schwieriger Teil der Kunst, da er nicht erlernbar ist; vgl. Klemm, Kommentar Viten 1995, S. 843, Anm. 467,30 f.Christina Posselt, 06/14/2011 beobachtet/ daß er den höchsten Gipfel der Vollkommenheit erreicht/ und ein recht folgbares Exemplar und Modell der Kunst worden ist.

Wie nun dieses fürtreflichen Manns Jugend in seiner Geburts-Stadt Bolognien/ und noch vielmehr zu Rom beschaffen war Guido Reni ist in Rom erstmals 1601 dokumentiert, bis 1615 war er abwechselnd in Rom und Bologna tätig; vgl. Klemm, Kommentar Viten 1995, S. 843, Anm. 468,1.Christina Posselt, 06/14/2011/ so eine gleiche Bewandnis hatte es auch mit der lezten Zeit/ die er mit solcher seiner Kunst zugebracht/ und worinnen/ nebenst grosser Ehre/ auch sein Nutzen stetigs gewachsen. Er beflisse sich aber je länger je mehr/ seine Werke mit aller Gedult zu machen/ und nichts zu übereilen/ auch seine Gemählde je länger je mehr auszubässern; und hielte sich sonsten gegen jederman ganz freundlich/ sittsam und tugendhaft/ liesse alle unnöthige Gesellschaften fahren/ und sanne immerzu seiner Kunst nach/ weswegen er auch die Antichen in Vollkommenheit der nackenden/ als deren Wolstand auch Raphael in der Zeichnung nachgekommen/ wol observiret. Und weil über all erzehltes Michael Angelo da Caravaggio, gleich als an seinem Ort gedacht worden/ in dem Mahlen die Natürlichkeit aller Ding überaus genau wahrgenommen/ und künstlich vorgestellt/ daß seines Gleichen in der Erhebung/ Rundirung oder Stärke der Farben/ mit Fürtreflichkeit der Harmonia, vorhin nicht wol jemands gewest/ als hat es gleichfalls unser Guido ersehen/ und dieser Kunst Art auch aufs allernatürlichste sich beflissen/ darinnen [Marginalia: Seine Werke.] er auch gar bald vollkommen worden/ gestalten dann viel von seiner Hand/ sonderlich der büssende Petrus zu Bolognien/ Marsyas und Apollo in Lebens-Grösse/ etliche Thaten Herculis, wie ingleichen auch Titius, den der Geyer die Leber ausgebissen/ und wie Apollo den Marsyam schindet/ in des Königes in Engel. Palasts Galeria zu sehen sind. Nicht minder hatte er auch S. Antonio und S. Paul Primo Eremita ein grosses Blat/ bey unserm Kunst-Vatter Prinz Justinian zu Rom/ als in dessen Palast er etliche Jahr lang gewohnt/ verfärtiget/ und noch weiters viel herrliche Werke gemahlt/ als die heilige Caeciliam, so bey einer Orgel über sich sihet/ und bey S.Gregorio zu Rom die Ausführung S. Andreae; welche in Kupfer geäzt ans Liecht kommen/ und eines seiner grösten Stuck von einer Mänge Bilder/ so ein vortreflich herrliches Werk ist. Er hatte vorher/ und zu Folg seiner ersten Manier/ etwas schwächer von Farben Bellori berichtet hingegen bei diesem Werk von »il tutto di colorito forte e ben condotto« (vgl. Bellori, Vite 1672 (Ed. Borea/Previtali 1976), Bd. II, S. 493 f.), verschweigt aber ebensowenig die technischen Probleme, die beim Auftragen der Ölfarben auf einen Leim von Ziegelpulver und Eiklar zu einem baldigen Abbröckeln der Farbe führten. Obwohl Reni bereits 1632 Ausbesserungen vornahm, konnten die Schäden nicht aufgehalten werden.Cecilia Mazzetti di Pietralata, 10/24/2011 zu Bolognien bey S. Michaël in Bosco dem Benedictiner-Kloster in einen runden Creutzgang/ allwo die Caraccen meist andere Historien gemahlt/ auf nassen Kalk oder fresco, ein fürtrefliches Werk/ wie nämlichen die Unterthanen dem heiligen Benedicto in sein Eremitorium Geschenk bringen/verfärtiget/ wie er dann auch sehr viel andere halbe Bildere von heiligen auch profan-subjecten hinterlassen/ und wurde bey allen Potentaten/ Käisern und Königen/ auch andern Liebhabern des


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La nobile mano di Guido era assai richiesta e riccamente pagata da tutti i potentati, imperatori e sovrani e anche da altri intenditori; sicché, grazie al suo lavoro diligente, meritò e ottenne ovunque una grande fortuna.

Se avesse saputo spendere altrimenti questi denari, ragionevolmente e con parsimonia, avrebbe ben potuto accumulare un grande tesoro; ma poiché era di animo molto liberale, visse in maniera elegante ed agiata, senza sposarsi, e da ultimo si circondò di raffinate compagnie musicali, allietandosi con discorsi, giochi di carte e altri intrattenimenti. Non sarà dunque falso ciò che riferisce una certa persona, [Marginalia: Si rovina con il gioco delle carte] che Guido perse al tempo suo più di centomila corone al gioco delle carte, dal momento che alcuni di quelli che lo frequentavano avevano mantenuto moglie e figli solo con i beni a lui vinti; egli infine sprofondò talmente nel gioco, che nessun sovrano o intenditore poteva ottenere la benché minima cosa, per quanto grande fosse la somma di danaro che gli metteva in mano e quanto più intendesse pagare, ma solo con le carte avrebbe potuto vincere e ottenere i suoi dipinti. Alla fine se ne andò in giro per molti anni senza alcun padrone nella sua città natale Bologna, dove era onorato e amato da par suo, e passeggiava ogni giorno con i più illustri nei giardini e nei palazzi, intratteneva conversazioni con loro e così trascorse la sua vecchiaia. Ma per [questa] cattiva amministrazione (tuttavia era poco uso ai banchetti, né aveva vanità o alterigia, ma non tornava sui suoi errori, bensì come narrato, frequentava unicamente i santi nel gioco delle carte, quando gli erano molto sfavorevoli), si consumò tanto che infine, tra il denaro ricevuto per lavoro e i debiti, rimase debitore di 25000 corone. Alla fine non lasciò [in eredità] null’altro che molti dipinti cominciati, grandi e mezzani, di sua mano, in alcune stanze, con pochi mobili e disegni, e altre curiosità necessarie alla sua arte; niente lasciò invece quanto a casa, podere, rendite e censi, sebbene avesse potuto averne dei migliori. La narrazione di Sandrart si può ora confrontare con Spike/DiZio 1988.Cecilia Mazzetti di Pietralata, 10/24/2011 Lo si dice qui solo come stimolo e avvertimento, senza alcuna intenzione di sminuire le lodi di Guido; egli non fu [infatti] altrimenti mai inetto, anzi fu sempre amato e onorato da persone di rango, giacché aveva meritato a giusto titolo la più alta fama nella grande pittura con la sua virtuosa professione; nessuno prima di lui lasciò opere così inappuntabili, perciò giustamente l’arte del disegno e della pittura in compagnia delle tre grazie lo cinse con una sempreviva corona di alloro. Morì con grande afflizione di tutti a Bologna nel 1642 all’età di 68 anni. Il suo ritratto si può trovare nella tavola II.

Guido edle Hand sehr hoch verlangt und reichlich bezahlt/ so/ daß in Ansehung seines fleissigen laborirens/ er in allen Ländern eine grosse Baarschaft verdient/ und zuwegen gebracht.

Wofern er nun selbige Gelder anderster vernünftig und gesparsam anzulegen gewüst/ er ihme wol einen grossen Schatz zusammen samlen mögen; weiln aber sein Gemüth sehr liberal sich bezeugte/ lebte er höflich/ geschikt und unverheyrathet/ und bediente sich zulezt guter fürnehmer Gesellschaft bey köstlichen Musicen/ als mit der er sich in Discursen/ Kartenspielen und andern recreationen/ frölich gemacht. Da dann nicht fehl schlagen wird/ [Marginalia: Verderbt sich mit Kartenspiel.]was eine gewisse Person vermeldet/ daß Guido durch sein Kartenspielen bey Lebzeiten über hundert tausend Cronen wehrt verloren habe/ sintemalen sich deren etliche/ welche mit ihm umgangen/ mit Weib und Kindern allein von dem Gut/ so sie von ihm gewonnen/ ernähret haben; in welches Spielen er sich endlichen dergestalt vertieft/ daß kein Potentat oder Liebhaber/ so er ihme gleich grosse Summa Gelds auf die Hand gegeben/ und mit mehrerm baar auszuzahlen begehrt/ das wenigste mehr von ihm überkommen können/ sondern seine Gemählde nur durch Mittel der Karten abgewinnen und erhalten müssen. Wordurch er dann zulezt in seiner Geburts-Stadt Bolognien/ allwo er/ wie einer seines Gleichen/ hochgeehrt und geliebet worden/ viel Jahr ohne einigen Herrn herumgewandelt/ und mit den Fürnehmsten täglich in die Gärten und Paläste spatzieren gegangen/ mit denselben conversation gehalten/ und also sein Alterthum damit zubringen wollen. Worauf er aber/ wegen schlecht geführter Wirthschaft/ (dabey er doch wenig verbanchetirt/ oder zu der vanität und Hoffart angewendet/ noch sonst auch durch Schaden zuruck gekommen/ sondern einig und allein/ wie erzehlt/ die Heiligen in dem Kartenspiel/ als die ihm gar disfavorabel gewesen/ besucht) sich ganz und gar ausgezehrt/ daß endlich an empfangenem Geld auf Arbeit/ auch sonst an Schulden/ er in die 25000.Cronen schuldig verblieben; Er hinterliesse endlichen nichts/ als in etlichen Zimmern viel grosse und mittelmässig angefangene Gemählde seiner Hand/ mit wenig Mobilien und Zeichnungen/ auch andern zu seiner Kunst nöhtigen Curiositäten/ aber an Haus/Hof/ Renten und Zinsen/ wiewol selbiges am bästen hätte seyn können/ im geringsten nichts.Dieses nun wird allein andern zur Warnung hie angeregt/ ohn einige Gedanken/ Guidons Lob zu ringern/ indem er sonst niemals ungeschikt/ sondern jederzeit von fürtreflichen Leuten geliebt und geehret worden/ als der in der Tugend seines Berufs mit gerechtem Titul das allerhöchste Lob in grossen Mahlen verdient/ dann vor ihme keiner solche untadelhafte Werke hinterlassen/ darum billich die Zeichen- und Mahlkunst/ samt denen dreyen Gratien/ ihn mit unverwelktem Lorbeer-Kranz gezieret. Er verschiede zu grosser Betrübnis männiglichs zu Bolognien Anno 1642. seines Alters im 68. Jahr: Sein Contrafät ist in der Kupferblatte II. zu finden.


Translation by Cecilia Mazzetti di Pietralata

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