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La Trinità, Basilica di S.Pietro, terza cappella della navata destra, olio su stucco, 1628–1632, l’unico degli altari originali ancora in situ. Rice 1997, pp. 205–213, figg. 97–98, 102, con la discussione delle interpretazioni precedenti (in particolare Noehles 1975, Merz 1991). Sandrart è l’unico tra le fonti a spiegare il soggetto come rappresentazione della Divina Provvidenza; piuttosto che un errore, la sua è da considerarsi una comprensione sottile dell’iconografia, dovuta probabilmente alla stretta frequentazione del Cortona negli anni dell’esecuzione del dipinto. La lettura di Noehles assevera l’affermazione di Sandrart, spiegando che nella rappresentazione di Dio creatore e del Cristo salvatore il pittore esprimeva il concetto della provvidenza divina, secondo cui Dio avrebbe creato il mondo e contemporaneamente offerto il figlio per la sua salvezza dal peccato originale, che sarebbe venuto solo dopo la creazione: Noehles 1975, pp. 169–182. La questione del tabernacolo berniniano, posto sull’altare davanti alla pala cortonesca solo nel 1638, è ancora dibattuta, tra chi, come Noehles e Rice, vedono come le due opere del tutto indipendenti, e chi, come Merz, ipotizza una collaborazione tra i due artisti. Il testo di Sandrart non fornisce alcuna soluzione al problema; il tabernacolo non è citato nella sua biografia del Bernini.

Kommentar von Cecilia Mazzetti di Pietralata05.09.2008

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